Beata Clelia Merloni

Camera ove morì Beata Clelia il 21 novembre 1930

Una Beata che Darà Speranza
La Messa di Beatificazione di Madre Clelia Merloni (1861-1930, fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù,  si svolgerà oggi, il 3 novembre presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.  Sebbene, non sarà possibile per me il partecipare alle celebrazioni previste, tuttavia le seguirò da lontano e chiederò l’intercessione della nuova Beata.  La vita di Madre Clelia è stata uno studio del fallimento, della desolazione, del rifiuto e della solitudine, ma con il suo confidare nel Sacro Cuore di Gesù, il quale le dava fiducia, anche nelle ore più buie; la fiducia ha dato a Madre Clelia la speranza e alla fine, la speranza ha trionfato. La grazia speciale di Madre Clelia è di mostrare che l’operato di Dio non è sempre lineare e ordinato. Così come per tante anime, le quali soffrono per ansia e per smarrimento in quanto  sono guidate attraverso la vita lungo percorsi tortuosi ed oscuri con apparenti vicoli ciechi, con apparenti fallimenti ed estenuanti tentativi volti a ricominciare daccapo. Madre Clelia dà speranza a tali anime. Ella, brillerà nella Chiesa quale icona di coloro che sono giudicati come falliti, perché non si adeguano alle norme stabilite dai professionisti della religione, i quali si trovano al di fuori dei criteri messi in atto da coloro che vedono, non come vede Dio, ma come vedono gli uomini. “Non dove cade lo sguardo dell’uomo, cade la scelta del Signore, gli uomini vedono solo le apparenze esteriori, Egli legge il cuore” (1 Re 16: 7).

Riparazione
Prego affinché le Apostole del Sacro Cuore di Gesù possano rimanere sempre aperte verso coloro che “i saggi e i prudenti” (Matteo 11:25) giudicano inadatti  e che possano rimanere povere, umili e non complicate di fronte al successo, al prestigio e la spinta verso il professionalismo.  “Sì o  Padre, perché così è piaciuto a Te” (Matteo 11:26).  L’appello alla riparazione, parte integrante del carisma delle Apostole del Sacro Cuore, diventerà sempre più impellente.  Le figlie di Madre Clelia sono chiamate, in questo momento della vita della Chiesa, ad entrare profondamente nel mistero della riparazione, prima di tutto lasciandosi riparare da un’azione divina che è tanto segreta e silenziosa da essere quasi impercettibile.  Ogni volta che un’anima abbandona le sue difese e va dinanzi a Nostro Signore dicendo: “RiparaMi con qualsiasi mezzo che il Tuo cuore giudica essere il migliore”, quell’anima sta, effettivamente, partecipando alla riparazione di tutta la Chiesa e per le altre anime incapaci a fare anche il primo passo verso la riparazione.  La lunga solitudine e l’apparente fallimento di Madre Clelia smaschera i pericoli e le illusioni dell’attivismo, della mondanità e del parlar tanto.  Lo spirito di Madre Clelia è stato, in fin dei conti, uno spirito di abbandono, di solitudine, di nascondimento e di preghiera con le lacrime. Come è per il Cuore di Gesù nel Getsemani! “Il Cristo, durante la Sua vita terrena, ha offerto preghiere e suppliche al Dio che poteva salvarlo dalla morte, non senza un grido lacerante, non senza lacrime, eppure con tanta devozione che gli ha valso  l’essere ascoltato. “Egli ha imparato l’obbedienza alla scuola della sofferenza “(Ebrei 5: 7-8).

La Grazia Di Un Fallimento Salutare
Molte cose verranno dette e scritte su Madre Clelia Merloni nelle prossime settimane.  Non sia però dimenticato il messaggio essenziale: Madre Clelia è stata condotta lungo la strada ignominiosa del Servo Sofferente. La sua è stata la grazia paradossale dell’insuccesso salutare, del rifiuto e di una solitudine indescrivibile.

Egli guarderà a questo servo al Suo apparire in mezzo a noi, trascurato come il germoglio del sottobosco, come una pianta in una terra senz’acqua; lì dove non vi è bellezza alcuna, nessuna magnificenza, mentre lo guardiamo vincere i nostri cuori. No, ecco Egli è disprezzato, lasciato fuori da ogni considerazione umana; piegato dalla miseria e non estraneo alla debolezza; come potremmo riconoscere quel Viso? Come potremmo far conto su di Lui, un uomo così disprezzato? La nostra debolezza, ed è stato Lui che ne ha sopportato il peso, le nostre miserie, ed è stato Lui a portarle su di Se’.  Un lebbroso, questo è quello  che abbiamo pensato di Lui.  Un uomo che Dio aveva colpito e umiliato; e per tutto il tempo che è stato, Egli, per i nostri peccati fu ferito, egli si fece colpevole delle nostre (colpe) che lo annientarono; su di Lui cadde la punizione che a noi ha portato la pace: “dalle Sue piaghe noi siamo stati guariti”. (Isaia 53: 2-5).

La grazia speciale di Madre Clelia
Ci sarà sempre la tentazione di riscrivere le vite dei santi al fine di farle apparire quali vite piene di successo, normali e gradevoli ai gusti e al palato delle tendenze attuali. Madre Clelia prende il suo posto tra gli emarginati dalle istituzioni della Chiesa. Ella mette in discussione molte delle cose che oggi sono giudicate come cose ragionevoli, giuste e lungimiranti.  Io ho percepito qualcosa della grazia speciale di Madre Clelia molti anni fa, quando ho avuto il privilegio di pregare per la prima volta nella stanza in cui Ella morì: un luogo di silenzio, di solitudine, di nascondimento, di misteriosa identificazione con il Cuore Eucaristico di Gesù, cioè, con il Cuore di Gesù che batte nel silenzio, nella solitudine e nel nascondimento del tabernacolo.  Madre Clelia ebbe la tranquilla fiducia del salmista: “Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché Tu sei con me” (Salmo 22: 4).  Io penso che Madre Clelia Merloni scegliendo di rimanere nascosta dietro un paravento: sia un’immagine molto adatta della configurazione di tutta la sua vita al Cuore di Gesù nel Getsemani e in così tanti tabernacoli abbandonati: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima”.  (Isaia 53: 3).

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